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Opportunisti ed imbecilli al lavoro (2)

Opportunisti ed imbecilli al lavoro (2)

Seconda parte di un documento di analisi sulla situazione venezuelana. La prima parte è consultabile qui.

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La Repressione, Baluardo Dell’Ordine e Della Civiltà

L’uso della libertà minaccia da tutte le parti i poteri tradizionali, le autorità costituite… L’uso della libertà, che tende a fare di qualsiasi cittadino un giudice, che ci impedisce di espletare liberamente le nostre sacrosante funzioni. Noi siamo a guardia della legge che vogliamo immutabile, scolpita nel tempo. Il popolo è minorenne, la città è malata; ad altri spetta il compito di curare e di educare, a noi il dovere di reprimere! La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!”

La legge… la legge… tutte le leggi, quelle conosciute e quelle sconosciute: l’indiziato ritorna un po’ bambino ed io divento il padre, il modello inattaccabile, la mia faccia diventa quella di Dio, della coscienza; è una messa in scena per toccare corde profonde, sentimenti segreti… no, ma non ti turbare. Io ti sto spiegando una mentalità perché… ma cosa credi? Queste sono le basi sulle quali si poggia l’autorità costituita; professori universitari, dirigenti di partito, procuratori delle imposte, capistazione… poi finiamo per somigliarci noi poliziotti coi delinquenti: nelle parole, nelle abitudini, e qualche volta perfino nei gesti.”

(citazioni tratte dai dialoghi del Commissario – interpretato da Gian Maria Volonté – del film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto)

Uno degli argomenti principali dei difensori dello Stato – di qualsiasi colore – è che la comunità debba difendersi da coloro che agiscono con violenza e minano la coesistenza pacifica. Se gli eserciti esistono è perché vi sono nemici esterni reali o fittizi, i giudici e le forze dell’ordine esistono perché esistono dei nemici interni: i criminali. In ambito anarchico, la repressione poliziesca e giuridica è ritenuta peggiore dei problemi causati dai criminali in quanto essa riproduce ingiustizia, dolore, denigrazione della dignità umana e contrasto alle azioni di solidarietà.

Fin dall’insediamento di Chávez a presidente, il governo ha messo subito in chiaro che la rivoluzione “socialista” altro non è che un proseguimento delle logiche capitaliste dei governi del Pacto del Puntofjio. La costruzione del Tendido Eléctrico tra Venezuela e Brasile (1999-2001) ha fatto sì che la polizia e le forze militari si impegnassero nel reprimere le proteste delle popolazioni native dei pemón ed occuparne il territorio.[1]

La morte di Sabino Romero[2] nel Marzo del 2013 è stato il risultato finale della repressione ai danni di questo leader della popolazione nativa degli yupka – arrestato più volte negli anni passati per motivi pretestuosi, quando non inventati di sana pianta. Romero, gli yupka e i pemón hanno pagato cara la lotta (con morti e feriti) contro il modello di sviluppo basato sull’estrazione e la commercializzazione di petrolio, gas e minerali per il mercato mondiale. Lo sfruttamento petrolifero e minerario venezuelano hanno distrutto l’ambiente sia per queste popolazioni sia per i contadini.

Le stragi e le violenze all’interno delle carceri di Tocorón, El Rodeo, La Planta, Tocuyito, Uribana, Carabobo, Sabaneta ed Elicode degli ultimi 9 anni circa hanno evidenziato come le strutture del sistema penitenziario venezuelano siano sovraffollate, nonostante i governi, di Chávez prima e di Maduro poi, abbiano portato avanti la farsa dell’“umanizzazione all’interno delle carceri”. Rafael Uzcátegui, ne “El príncipe y las cárceles”,[3] spiega come questa umanizzazione del carcere da parte del governo bolivariano sia un modo per creare “dei grandi depositi dove sono rinchiusi i poveri, disciplinati dalla Guardia Nazionale, i quali perfezionano le proprie arti criminali (creando insicurezza tra la popolazione).”

La prigione” – scriveva Kropotkin in “Prisons and Their Moral Influence on Prisoners” – “non previene il verificarsi di comportamenti antisociali. Anzi, ne aumenta il numero. Non migliora chi entra tra le sue mura. Per quanto possa essere perfezionata, rimarrà sempre un luogo di reclusione, un ambiente artificiale, simile a un monastero, che non farà altro che ridurre sempre più la capacità del detenuto di conformarsi alla vita di comunità. Essa non serve ai propri scopi. Degrada la società. Deve sparire. È un residuo di epoche barbare mescolato a filantropia gesuitica. Il primo compito della rivoluzione sarà quello di abolire le prigioni, questi monumenti alla ipocrisia e alla viltà degli uomini.”[4]

Le carceri, così come sono concepite, servono per isolare l’individuo dalla società e mantenerlo al margine di questa. Tale allontanamento porta l’individuo a tagliare le relazioni sociali e ciò costituisce, per gli anarchici e le anarchiche, una delle conseguenze più gravi generate del carcere. Il reinserimento del cosiddetto criminale si rivela una fandonia, in quanto si formano individui rieducati alla paura ed alle logiche del Capitale e dello Stato: su questo Harold Thompson[5] scriveva come il carcere abbia lo scopo di isolare il prigioniero dalla famiglia e dagli amici, abbattere la sua personalità per costringerlo, attraverso vari gradi di tecniche di lavaggio del cervello, a diventare un altro robot obbediente per il capitalismo.”[6]

La morte di Chávez e la vittoria di Maduro hanno portato ad un aumento dei gravi problemi economici del Venezuela. Le proteste del 2014 e del 2015 hanno spinto Maduro e il suo establishment a creare dei decreti de “Estado de Emergencia Económica” nel 2016,[7] 2017[8] e 2018,[9] oltre ad istituire le Fuerzas de Acciones Especiales (FAES) nell’Aprile 2016 per contenere i tentativi di protesta. Come riportato dall’Observatorio Venezolano de Conflictividad Social (OVCS), tra il 2016 e la prima metà del 2019 vi è stato un aumento delle proteste sociali – al cui interno vi sono lavoratori e lavoratrici e parte della popolazione che non può accedere alle misure welfaristiche.[10]

Le proteste, etichettate dal governo venezuelano come dirette dalla destra e dagli USA, sono state duramente represse, trovando il plauso dei difensori interni ed esterni della rivoluzione “socialista” o bolivariana. La repressione così giustificata porta a quello che avevamo scritto nell’articolo “Catania: tra teoria e pratica repressiva”:[11] in una comunità gerarchica e piramidale è fondamentale “una cultura votata alla repressione e all’accettazione -tramite la paura- delle norme sociali considerate sane e naturali” in quanto si verranno a creare individui credenti nella forza repressiva poliziesca o credenti nella delinquenza, “un binarismo immanente ed immutabile, fondato sul giusto e sull’ingiusto, onestà e disonestà etc. Chi amministra e controlla una società fondata sulla gerarchia, sull’alienazione e su normative considerate naturali, deve evitare che venga superato tale binarismo immanente ed immutabile in quanto si genera il caos, il vuoto, l’ignoto, l’inaspettato.”

Questo vuoto viene descritto in maniera grottesca nel monologo di Paco l’argentino – interpretato da Gigi Proietti ne La proprietà non è più un furto (1973) – nel caso di uno sciopero dei ladri: “quanta gente rimarrebbe a spasso se tutti noi, tutti insieme per vendetta contro questa società ingrata, tutti quanti insieme, un bel giorno allo stesso momento decidessimo tutti di smettere di rubare. L’economia nazionale se ne andrebbe a rotoli (…) a noi la società deve l’ordine costituito e l’equilibrio sociale, perché rubando allo scoperto, copriamo e giustifichiamo i ladri che operano coperti dalla legalità.”

L’incapacità di andare oltre al binarismo citato e di vedere la paura “del vuoto” del potere costituito ha influenzato anche parte del movimento anarchico. Nel Congresso Anarchico di Carrara del 1968, dopo l’intervento di Domingo Rojas Fuentes,[12] Daniel Cohn-Bendit si scagliò contro gli anarchici cubani a suo dire pagati dalla CIA, affermando come il servizio segreto statunitense avesse “tentato più volte degli approcci con il Movimento “22 marzo”, l’ultimo è stato tramite un gruppo di Force Ouvrière”.[13]

Nel caso venezuelano la Federación Anarquista Uruguaya (FAU), all’indomani della morte di Hugo Chávez scrisse un comunicato di cordoglio dal titolo “La muerte de Hugo Chavez. Su repercusiòn en America Latina y el mundo”.[14] Il collettivo redazionale di El Libertario rispose con l’articolo “Funerales de Estado, Amnesia y Anarquismo”,[15] smontando il “sostegno critico” e la metodologia anti-anarchica della FAU sulla politica di Chávez e del suo entourage. Questa non è stata la prima o ultima uscita della FAU sulla situazione venezuelana: nel corso di un decennio (2010-2019), la suddetta federazione ha preso le difese del governo venezuelano (di Chavez prima e di Maduro poi), presentandolo come baluardo contro l’imperialismo yankee e tacciando i/le compagn* locali di essere al soldo dei governi occidentali.[16] Queste forme di accettazione di un potere “buono” o “necessario” non sono altro che un voler perpetrare un sistema di controllo e di violenza ai danni dell’individuo. E nel caso venezuelano tutto questo appare molto chiaro.

Gruppo Anarchico Chimera

NOTE

[1] http://archivo-periodico.cnt.es/266/ecoligia/articulo266-69.htm .

[2] Per maggiori approfondimenti vedere l’approfondimento di El Libertario (tradotto in inglese) sulla morte di Sabino Romero: https://libcom.org/blog/venezuela-killing-sabino-romero-04032013 .

[3] Link: http://periodicoellibertario.blogspot.com/2013/02/el-principe-y-las-carceles.html .

[4] in AA. VV., “Anarchia e prigioni. Scritti sull’abolizione del carcere”, Aprilia, Ortica Editrice Società Cooperativa, 2014.

[5] Harold Thompson fu un anarchico statunitense condannato all’ergastolo accusato di aver commesso alcune rapine ed un omicidio. In carcere si occupò fino alla sua morte (avvenuta nel 2008) delle ingiustizie contro i detenuti.

[6] “The role of prisons in the scheme of capitalism”., http://www.haroldhthompson.uwclub.net/role_of_prisons_in_the_scheme_of.htm .

[7] https://www.finanzasdigital.com/2016/01/gaceta-extraordinaria-6-214-declaracion-de-estado-de-emergencia-economica/ .

[8] Link: https://www.finanzasdigital.com/2017/01/gaceta-oficial-n-41-074-decreto-emergencia-economica/ .

[9] Link: https://www.finanzasdigital.com/2018/09/gaceta-oficial-decreto-3610/ .

[10] Come riportato nel sito dell’OVCS (https://www.observatoriodeconflictos.org.ve/), le proteste sociali degli anni citati sono ripartiti in tal modo: 6917 nel 2016 (link: http://www.observatoriodeconflictos.org.ve/sin-categoria/conflictividad-social-en-venezuela-2016); 9787 nel 2017 (link: https://www.observatoriodeconflictos.org.ve/tendencias-de-la-conflictividad/conflictividad-social-en-venezuela-en-2017); 12715 nel 2018 (link: https://www.observatoriodeconflictos.org.ve/tendencias-de-la-conflictividad/conflictividad-social-en-venezuela-2018); 6211 nel primo trimestre del 2019 (link: https://www.observatoriodeconflictos.org.ve/tendencias-de-la-conflictividad/6-211-protestas-en-venezuela-durante-el-primer-trimestre-de-2019).

[11] Link: https://gruppoanarchicochimera.noblogs.org/post/2018/04/06/catania-tra-teoria-e-pratica-repressiva/ .

[12] Domingo Rojas Fuentes fu un anarchico spagnolo e membro della CNT che partecipò alla Guerra Civile Spagnola. Si rifugiò prima a Cuba e poi in Messico dove fu tra i fondatori del gruppo Tierra y Libertad (ricoprì a lungo l’incarico di referente dell’omonimo giornale). Mantenne rapporti molto stretti con il movimento libertario cubano. Le informazioni su questo anarchico spagnolo si trovano nel libro di Iníguez, Miguel, Esbozo de una Enciclopedia del anarquismo español, pag. 528.

[13] ZANI, Roberto (a cura di), Alla prova del Sessantotto. L’anarchismo internazionale al Congresso di Carrara, Milano, Zero in Condotta, pag. 37 e pagg. 41-42.

[14] https://web.archive.org/web/20130824093319/http://federacionanarquistauruguaya.com.uy/2013/03/07/sobre-venezuela-y-ante-la-muerte-de-hugo-chavez-seguir-creando-un-pueblo-fuerte/ .

[15] http://periodicoellibertario.blogspot.com/2013/05/funerales-de-estado-amnesia-y-anarquismo.html .

[16] El Libertario, nei suoi articoli di risposta alla FAU, ha riportato le infelici uscite politiche ai danni dei/delle compagn* venezuelan*. Vedi http://periodicoellibertario.blogspot.com/search/label/FAU .

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