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Note sull’Iva al 15%

Note sull’Iva al 15%

L’attuale governo si presenta agli occhi del pubblico come confusionario ed approssimativo nelle sue scelte – per parafrasare Gino Strada, a metà tra il fascista ed il cretino – ma se il progetto principale del governo fosse quello di imporre la Flat Tax al 15% il suo comportamento apparirebbe meno bizzarro. Per ottenere questo risultato è necessario aumentare l’IVA, misura che colpirebbe i redditi più bassi ed i senza reddito i quali, magari, si incazzerebbero.

Ecco allora il senso del reddito di cittadinanza (che tra l’altro divide la platea dei poveri fra beneficiari e no…): basta far passare il messaggio che per mantenere il reddito di cittadinanza è inevitabile l’aumento dell’IVA e chi si sarebbe incazzato, almeno per un po’, non si renderà conto che gli è stato messo cento in una tasca e gli si sono levati duecento dall’altra. In tal modo si reperiscono le risorse per la Flat Tax e, dopo un po’ di tempo, soprattutto passate le elezioni, si ridurranno poco alla volta gli stanziamenti per il reddito di cittadinanza, fino a farlo scomparire del tutto. Niente di nuovo, tra l’altro, è quello che è accaduto nel passato con altri governi per tante misure strombazzate e poi esauritesi per mancanza di fondi.

Naturalmente Lega e grillini subiranno dei contraccolpi elettorali, soprattutto i grillini; saranno stati però funzionali allo scopo per cui sono stati creati. Non dimentichiamoci che Flat Tax ed aumento dell’IVA fanno parte delle famose “riforme” chieste dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. In questo scenario, il M5S appare come una meteora usa e getta a vantaggio delle classi privilegiate.

Continuando a ragionare sullo scenario, la combinazione Flat tax ed innalzamento dell’IVA avrebbe ripercussioni immediate non solo sul potere d’acquisto; affonderebbe infatti chi già ora sta a galla per miracolo. La congiuntura negativa fornirebbe un’orda di disperati da impiegare nel crescente settore del sommerso da un lato o nei lavori usuranti stile Amazon, ai quali si resiste mediamente per un paio d’anni. L’esercito operaio di riserva di cui parlava Marx diverrà sempre più uno stock usa e getta a ciclo continuo.

Se questa fosse un’ipotesi plausibile allora vorrebbe dire che, ad esempio, i piccoli risultati ottenuti dalle vertenze nella logistica potrebbero non essere replicabili nel momento in cui, vista la richiesta di lavoro a qualunque condizione che assumerebbe un’impennata esplosiva, le aziende potrebbero orientarsi verso contrattazioni di base sempre più brevi, implementabili con un sistema di premialità crescente (del resto già esistenti). Cioè un’accelerazione del processo in atto che travolgerebbe la flebile resistenza fin qui messa in atto. In sistesi, l’operatore (operaio non lo usano più che fa troppo rétro) è sostituibile con uno che può essere pagato in maniera più vantaggiosa ma solo se fa il bravo e non rompe le gonadi gli garantiscono il rinnovo a condizioni migliori mano mano che si ammaestra e si ammansisce… Ben tornati nell’800: contrattazione ad personam e tutti contro tutti. Ancora una volta quello che ci spacciano per il “nuovo che avanza” è il micidiale vecchio che ritorna.

Redazionale

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