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La situazione politica e sociale in Giappone e l’anarchismo

La situazione politica e sociale in Giappone e l’anarchismo

ENRICO: potresti parlarmi della situazione sociale e politica in Giappone?
DAIZO: A tal proposito abbiamo avuto le elezioni la scorsa settimana e come partito di maggioranza è emerso nuovamente il Liberal Democratic Party. Il leader del partito, nonché nostro primo ministro, è Shinzo Abe. Egli porta avanti un modello politico legato al nazionalismo e ad un’economia di stampo neoliberale. Dal punto di vista economico, per esempio, Shinzo Abe specula sopra alla forte ondata migratoria dall’Asia e, in particolare, dalla Malesia e dal Vietnam. Il punto di partenza di tale strategia è di fornirgli un piccolo visto per il lavoro. Venendo in Giappone si fermano due o tre anni  per poi essere rispediti indietro, proprio perché non possono più stare in Giappone. Stessa cosa avviene con gli studenti, con la promessa di portare indietro, nel loro paese di origine, le nozioni imparate. In realtà, questi ultimi vengono sfruttati nelle fabbriche. Un altro esempio: vengono messi su grandi eventi nazionali, come i “Tokyo Olimpic Games” che dovranno svolgersi nel 2020. Questo evento non è altro che un’occasione che Shinzo Abe coglierà per giustificare le varie operazioni di gentrificazione, senza considerare che il primo maggio scorso c’è stato il cambio di imperatore (Naruhito, NDR).
LORENZO: Potresti darmi delle informazioni riguardo all’estrema destra?
DAIZO: In Giappone esiste un movimento estremista chiamato in numerosi modi, ma che noi chiamiamo “Neto Youku”, “Neto” da Internet e “Youku” che vuol dire “Destra” quindi una sorta di “Internet di Destra”. Questa gente è razzista soprattutto nei confronti dei coreani, dei cinesi o comunque con persone di provenienza asiatica.
LORENZO: Mi potresti parlare delle relazioni tra il governo giapponese e quello cinese?
DAIZO: Riprendendo ciò di cui stavamo parlando prima, Shinzo Abe sta tentando in ogni modo di portare avanti il discorso neoliberale e nazionalista. Il governo giapponese cerca di attaccare la Cina. Diciamo che sfrutta i lavoratori cinesi attraverso le fabbriche stesse. Per esempio, noi abbiamo la “Uniqlo”, una marca low-cost. Siccome non pagava i lavoratori cinesi, un movimento sindacale ha citato in giudizio la compagnia, ciò non avviene solo in Cina, ma anche in molti paesi del sud est asiatico come Vietnam, Malesia, Indonesia.

LORENZO: E’ vero che parte dell’economia cinese è di proprietà europea e giapponese?
DAIZO: Sì e no, In realtà i giapponesi hanno delle succursali industriali in Cina. Tramite le compagnie cinesi i giapponesi sfruttano i lavoratori cinesi. Politicamente parlando il Giappone si pone vicino agli Stati Uniti, contrastando la Korea del nord e la Cina.
LORENZO: Potresti parlarmi delle relazioni tra il governo cinese e quello della Nord Korea?
DAIZO: la situazione è di continua tensione, si potrebbero paragonare i coreani del nord agli ebrei nella Germania nazista. Il governo tende a distrarre dai problemi interni puntando il dito sulla Korea del Nord, come se quest’ultima volesse ripetutamente attaccare il Giappone. Dimentichiamoci dei diritti civili e umani, la Korea del nord è il pericolo maggiore! (Ironico).
LORENZO: Sapresti dirmi se, per caso, potrebbero esserci anarchici in Corea del Nord?
DAIZO: Non ne sono sicuro, però conosco una persona di origine NordCoreana in Giappone che lo era. Comunque la presenza in Giappone di coreani è molto diffusa perché il Giappone colonizzò la Corea. Nascono in Giappone, crescono in Giappone e studiano in Giappone, molto spesso neanche parlano coreano. Per queste persone esistono in Giappone due compagnie, una proveniente dal nord della penisola e una dal sud. Dal 2000, specialmente da quando abbiamo avuto la crisi economica sono nate numerose organizzazioni nazionaliste e razziste, le quali si pongono in conflitto con le minoranze, esattamente come nella Germania nazista con gli ebrei. Comunque idee discriminatorie nei confronti della Corea erano già presenti, dato che sono stati colonizzati dai giapponesi.
LORENZO. Potresti parlarmi dei ricordi che ci sono in Giappone sulle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki?
DAIZO: Fortunatamente e sfortunatamente i giapponesi sono stati gli unici ad essere stati bombardati dalla bomba atomica. Non conosco persone sopravvissute, la maggior parte sono già morte o comunque è davvero difficile trovare testimonianze dirette. CI sono dei dibattiti interni sulla questione, se armarsi con la bomba nucleare o meno. Secondo i comunisti, per esempio, la bomba atomica dell’URSS andava bene e quella degli americani no. Nella città in cui vivo ci sta un forte movimento antinucleare. Presso Hokkaido conosco un compagno che ha organizzato un movimento antinucleare al quale molti anarchici hanno preso parte. Infatti la prima dimostrazione antinucleare a Tokio è stata fatta dagli anarchici, dopo il disastro di Fukushima. Comunque anche persone non necessariamente politicizzate si sono unite a questo movimento, il quale si è dimostrato partecipato. Invece, tornando al discorso di prima, i razzisti hanno sfruttato il disastro nucleare di Fukushima per fomentare l’odio contro i Koreani.
LORENZO: Mi potresti parlare del movimento anarchico in Giappone?
DAIZO: Gli anarchici hanno messo su il movimento antinucleare del quale stavamo parlando prima, con tematiche anche antirazziste. Il problema è che ci sono state, a volte, delle infiltrazioni di nazionalisti e fascisti. Queste persone seguono una retorica del tipo: “Siamo il miglior paese al mondo, noi siamo i migliori e non vogliamo i razzisti”. Tutto ciò ha permesso agli anarchici di muoversi in maniera più compatta e, a Tokio, di introdurre pratiche non necessariamente da Black Bloc, ma estremiste. Le questioni più discusse sono quelle riguardanti la gentrificazione che va a colpire le persone senza casa e i più bisognosi. Gli incontri che facciamo sono spesso presso il “Cafè Lavanderia” e il discorso è portato avanti dall’organizzazione di cui faccio parte chiamata “TKA4”.
LORENZO: Ci sono lotte operaie in Giappone?
DAIZO: Sono personalmente coinvolto nelle lotte sindacali, attraverso un sindacato chiamato “Nambu”. Ci sono molti lavoratori stranieri che non parlano giapponese, mentre io ho la fortuna di parlare inglese, quindi cerco di dare una mano. Molto spesso organizziamo dei cortei in solidarietà con questo tipo di lavoratori e contro compagnie che sfruttano i lavoratori i quali, nella maggior parte dei casi, non appartengono a organizzazioni politiche.

(a cura di Lorenzetto)

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