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Tutti allegramente in scatola

Tutti allegramente in scatola

Le cronache di politica interna italiane sono state in questi ultimi messi egemonizzate dal fenomeno delle sardine, un fenomeno nato in Emilia Romagna per fare da spalla ad una campagna elettorale per le regionali, che vedevano il candidato del PD, Bonaccini, messo in una certa difficoltà dalla Lega Nord.

Sono certamente servite allo scopo: in una regione come l’Emilia Romagna, dove fino a qualche anno fa l’egemonia del PD e sopratutto dei partiti che ne erano la genesi era indiscussa, il richiamo ad una sorta di fronte unitario antifascista in chiave antileghista è servito a compattare il pacchetto di voti per il Partito Democratico.

Non è possibile sapere con certezza se la vittoria di Bonaccini ci sarebbe stata anche senza la sponda di un movimento che si voleva spontaneo ma che ha i membri fondatori legati mani e piedi al Partito Democratico: quel che però certo è che il “fenomeno sardine” ha garantito un’ampia esposizione mediatica ad una campagna elettorale altrimenti fiacca.

Il movimento però si è espanso anche oltre l’Emilia Romagna, finendo per surclassare molte apparizioni del leader leghista impegnato nella sua permanente campagna elettorale. Il fenomeno ha destato un certo stupore ma va assolutamente sottolineato come il leader leghista oramai da un paio di anni fosse costretto ad apparire in piazza solo dietro una consistente scorta di polizia, contestato in moltissime apparizioni pubbliche, tanto da essere costretto ad annullarne alcune e a farne altre a sorpresa. Contestato da una miriade di associazioni, collettivi ed organizzazioni ma anche da singoli individui che hanno inscenato le più svariate proteste, dagli sfotto’ fino a contestazioni ben più forti.

Da questo punto di vista il movimento delle sardine non ha inventato nulla. Possiamo invece dire, senza timori di smentita, che è stato un movimento di recupero alle dinamiche elettorali di una contestazione generalizzata verso il leader leghista che, seppure ancora ben lungi da trasformarsi in contestazione sistemica, cominciava a mostrare caratteri maggiormente radicali. Una contestazione che spesso sottolineava la continuità nelle politiche di gestione dei flussi migratori dei governi che si sono succeduti negli ultimi trenta anni, accusando il PD al pari della Lega e del M5S. Anzi: accusando spesso il PD di essere stato il partito che, con le sue politiche sociali, ha foraggiato i fenomeni populisti e parafascisti.

Tutto questo ovviamente cominciava a diventare scomodo e possiamo dire che il movimento delle sardine è nato con lo specifico scopo di riportare entro più sicuri binari la contestazione e di portare acqua al mulino elettorale del Partito Democratico. Alcune caratteristiche di questo fenomeno sono comunque degne di essere approfondite:

– Si denotano come un fenomeno che imposta la sua intera azione su di una linea moralista e completamente interna alla logica liberale. La critica alle oscene politiche salviniane è espunta da un qualsiasi elemento in grado di criticare il razzismo strutturale, il dominio patriarcale e quello di classe. Anzi, viene proposta una forma di collaborazione tra le classi, che manco vengono considerate come esistenti – si veda la recente apparizione dei fondatori delle sardine a fianco dei Benetton, individuati come imprenditori dotati di fibra morale. Dalle terre Mapuche, dove i Benetton contribuiscono e sono i mandanti del massacro dei popoli indigeni e dal Bangladesh, dove i Benetton producono i loro capi in condizioni di lavoro schifoso, pare si abbia una visione differente dell’augusta stirpe imprenditoriale.

– Operano una consapevole, almeno per la dirigenza, rimozione delle dinamiche hanno portato Salvini a poter bloccare navi che avevano operato il salvataggio di migranti in mare, di cui alcune appartenenti al naviglio delle forze armate. Le operazioni di attacco, feroce, contro le ONG operanti nel Mediterraneo sono iniziate con Minniti al ministero degli Interni per opera della procura catanese, appoggiata dall’intera compagine governativa di allora e spalleggiata dall’allora opposizione di centrodestra e grillina. Il PD, tornato al governo dopo essersi alleato con i 5S, a causa del ribaltone voluto dallo stesso Salvini, ha continuato ad ostacolare le ONG, non ha preso in considerazione l’idea di aprire dei “canali umanitari” e non ha mosso un dito contro gli ultimi “decreti sicurezza”. D’altra parte le politiche di contenimento e regolamentazione dei flussi migratori, tramite una guerra feroce, operata sia nei deserti libici, sia sulla frontiera mediterranea sia nei quartieri delle metropoli, è un carattere strutturale delle politiche statali dagli anni ’90 quando vi fu l’istituzione degli allora CPT (poi CIE e infine CPR). Insomma, pare quasi che i respingimenti e la reclusione amministrativa vadano bene, purché siano decretati da personaggi in giacca e cravatta e non in felpa.

– Rifiutano qualsiasi identità politica propria. In nome di una logica multitudinaria, che pare mutata pari pari da quelle “aree di movimento” che da anni tentano di perseguire una qualche forma di egemonia semplicemente costringendo il prossimo a non esistere in nome della critica all’identitarismo, logica figlia di una visione totalitaria e autoritaria della politica, almeno alcuni tentano di proporsi come “movimento totale” per impedire qualsiasi voce critica. C’è chi, nella convinzione, a mio modo di vedere sbagliata, di potere in qualche modo fare entrismo in tale movimento, ha potuto saggiare di persona questa logica.

– Ovviamente esistono delle eccezioni locali: le sardine del FVG, ad esempio, hanno sviluppato una critica un po’ più articolata del razzismo strutturale ed hanno espresso solidarietà ai reclusi nel CPR di Gradisca, in occasione dell’omicidio di stato di Vakhtang Enukidze. In termini generali, però, il fenomeno è completamente rinchiuso su stesso ed impermeabile a qualsiasi ragionamento minimamente articolato.

A parere di chi scrive siamo di fronte a una riedizione di fenomeni come i Girotondi o Se Non Ora Quando. È indubbiamente cosa buona sentire l’urgenza di fare qualcosa. Capire che cosa si vuole e come farlo però sono passaggi fondamentali per passare dall’indignazione morale ad un’azione incisiva.

Tallide

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