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Stati uniti tra virus, morti, uccisioni della polizia, proteste, saccheggi e controllo sociale

Stati uniti tra virus, morti, uccisioni della polizia, proteste, saccheggi e controllo sociale

Per un disguido tecnico pubblichiamo con ritardo questo contributo arrivatoci a metà giugno. Ce ne scusiamo con l’autore. La redazione web

La polizia americana ferma un afroamericano, ok fin qui ci siamo, normale routine; ovviamente non sono a favore dei fermi di polizia, ma è per provare a buttare giù delle riflessioni su ciò che sta succedendo negli Stati Uniti. Nel video si vede il poliziotto che con il ginocchio schiaccia il collo di George Floyd, il tutto non dura pochi secondi, il tempo magari di ammanettarlo, ma ben 8 minuti.
Sfido chiunque a resistere con un ginocchio che schiaccia il vostro collo per 8 minuti, difatti il ragazzo morirà da li a poco.

Tutto ciò accade a Minneapolis, da decenni l’accanimento della polizia contro le cosiddette “minoranze etniche” va avanti e la conta dei morti si allunga di giorno in giorno. Prima dell’avvento dei social non c’erano prove che tutto il mondo potesse vedere, magari un afroamericano o un ispanico poteva morire con un proiettile alla testa, sparato alle spalle sulla porta di casa, folgorato con un taser o inseguito e magari investito.

Ma oggi tutto il mondo può vedere la violenza della polizia sull’ennesimo malcapitato che ha la sfortuna di avere un colore di pelle diverso.
Ed è così che negli Stati Uniti per l’ennesima volta esplodono proteste che si diffondono per il paese.
È stato come buttare benzina sul fuoco, troppa rabbia repressa che esplode in pochi giorni, in decine di città viene decretato il coprifuoco e si contano già i primi morti, un poliziotto accoltellato al collo e due manifestanti morti, sparati dalla polizia in un parcheggio mentre a New York un mezzo della polizia carica i manifestanti. In tutto ciò Donald Trump, pensa che con l’arresto del poliziotto che ha soffocato Floyd, tutto si possa fermare. Dichiara di voler schierare la guardia nazionale e ha equiparato l’organizzazione Antifa esistente negli Stati Uniti ad un’organizzazione terroristica, tutto ciò accade nei “liberi e civili Stati Uniti”.

La morte di George Floyd è stata la scintilla che ha innescato la deflagrazione, a causa del Covid-19 la disoccupazione dilaga, in un paese nel quale una parte consistente della popolazione, le cosiddette minoranze, già stentavano a riprendersi dalla grande recessione. Non ci sono aiuti per tutti, le file alle mense aumentano così come le persone che dormono per strada, i morti a causa del Covid-19 sono stati decine di migliaia per via di un sistema sanitario nazionale privatizzato.
Da quando è esplosa l’epidemia di Covid19, sono state 40 milioni le richieste di disoccupazione.
Ed è anche per questo che in decine di città ci sono scontri e saccheggi nei negozi, la gente è allo stremo e piena di rabbia per l’ennesima uccisione per mano della polizia, manifestazioni massive anche fuori dalla casa bianca, come non accadeva da anni.

Ma stavolta sta succedendo qualcosa di diverso, 40 città sotto coprifuoco, Trump e famiglia trincerati nel bunker della Casa Bianca. La gente chiede giustizia, ed è la gente “comune”, gli ultimi che manifestano non i soliti “anarchici, comunisti o gruppi organizzati” così etichettati da Trump per giustificare una rivolta che ha origini lontane, quelle del razzismo, e cause vicine, quelle della disparità sociale acuitasi con le crisi economiche degli ultimi 12 anni.

La popolazione non tollera più la violenza della polizia, ma è anche economicamente prostrata e i saccheggi sono spiegabili anche da questo punto di vista. Danni minimi in confronto ai danni sociali perpetrati dai marchi della grande distribuzione, trattamenti umilianti sui posti di lavoro, concorrenza sleale ai danni dei piccoli esercenti, precariato, cibo spazzatura ecc. Sperando che questo vento rivoltoso che sta soffiando da giorni negli Stati Uniti inizi a spirare anche in altri “Stati Democratici”. Con la scusa della pandemia si sta cercando di porre la società sotto il controllo della polizia.

Bisogna lottare adesso, unendosi, non incontrarsi o fare assemblee su zoom o altre piattaforme, perché è questo l’andazzo che stanno prendendo i vari gruppi e collettivi italiani, un pessimo precedente che potrebbe continuare anche quando finalmente cesserà lo stato di emergenza. Bisogna far capire una, volta per tutte, che non possiamo essere a favore di una società del controllo totale, così come non siamo d’accordo ad una progressiva restrizione delle libertà per mano di consorterie di potere che agiscono indisturbate a livello globale.

Per un mondo libero dalle catene, per la libertà di tutti e tutti noi e soprattutto contro la repressione e le uccisioni della polizia.

Paolo “Pachino” Andolina

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