Search

Lo sciopero dell’8 marzo

Lo sciopero dell’8 marzo

Umanità Nova – d’ora in poi UN: Innanzitutto dicci un po’ cos’è l’Unione Sindacale Italiana perché, all’interno di quel mondo che genericamente chiamiamo “sindacalismo di base”, ha sicuramente delle particolarità.

Enrico Moroni – d’ora in poi EM: In effetti, l’Unione Sindacale Italiana è una struttura sindacale dichiaratamente rivoluzionaria, anzi specificamente anarcosindacalista, nel senso che fa azione sindacale mantenendo sempre, allo stesso tempo, la prospettiva di un cambiamento radicale della società in un senso egualitario ed autogestionario. Inoltre ha una storia molto lunga: è stata fondata nel 1912 come una scissione in un’ottica di sinistra rivoluzionaria dell’allora C.G.L., fu una delle componenti principali dell’opposizione alla guerra prima, del Biennio Rosso poi, infine della prima Resistenza Antifascista degli anni venti (per esempio con gli “Arditi del Popolo”) e, dopo lo scioglimento ad opera del regime fascista nel 1925, nella lotta clandestina. Ovviamente fece parte anche della Resistenza in senso stretto, si cercò di ricostituirla nel secondo dopoguerra ma fu solo negli anni ’70/’80 che si giunse alla sua rinascita in senso strettamente anarcosindacalista. Da allora opera nel mondo del lavoro, in vari settori, ed è animata soprattutto, ma non esclusivamente, da militanti libertari ed anche specificamente anarchici, molti della F.A.I. Tra i settori più forti vi è quello della Sanità…

UN: Infatti Umanità Nova ha pochi mesi fa intervistato proprio il settore Sanità dell’U.S.I sulle questioni strettamente legate alla situazione creata dalla pandemia ma, stavolta, la domanda che poniamo è diversa. Da molti anni, infatti, voi indite con regolarità uno sciopero l’8 marzo. Perché lo fate?

EM: Lo facciamo da quando il movimento femminista sta richiedendo una copertura sindacale per poter agire politicamente e socialmente in quella giornata fortemente simbolica. Per quanto forte e radicato possa essere nel suo complesso ed anche nelle sue singole varie componenti, dal punto di vista giuridico non poteva dichiarare scioperi e permettere alle donne – ma non solo – di partecipare alle iniziative dell’8 marzo. Lo chiesero anche ai Sindacati “maggiormente rappresentativi” ricavandone nella migliore delle ipotesi un “cortese” rifiuto; invece noi e altri sindacati di base abbiamo risposto entusiasticamente all’appello, anche perché è da tempo, anzi da sempre, che lottiamo contro le discriminazioni di genere nel mondo del lavoro. Così noi facciamo proprie tutte le rivendicazioni del movimento delle donne, ovviamente vi aggiungiamo anche alcune nostre, ed indiciamo lo sciopero. Non occorre però pensare che facciamo solo un’operazione burocratica, “di supporto”: allo sciopero aderiamo e partecipiamo attivamente.

UN: Questo 8 marzo, dopo quello mancato dell’anno scorso, assume un ulteriore significato…

EM: Infatti l’anno scorso avevamo proclamato lo sciopero insieme ad altri sindacati di base, poi i vari decreti di legge ce lo hanno impedito e, d’accordo con il movimento delle donne, lo abbiamo dovuto ritirare a malincuore. Ovviamente il dato contingente era la pandemia, il governo però ne ha sicuramente approfittato per togliersi il fiato sul collo di un movimento che, negli ultimi anni, stava mettendo in luce le complicità dei vari governi nelle discriminazioni di genere nel lavoro, nella famiglia e nella società in generale.

UN: Quindi quest’anno lo avete rinnovato: avete avuto difficoltà?

EM: Certo che lo abbiamo fatto e non solo noi: come la C.U.B., l’U.S.B., lo S.L.A.I. Cobas per la lotta di classe… Va però evidenziato che la Commissione di Garanzia – che per legge deve intervenire ad ogni indizione di sciopero ed in generale cerca di porre mille ostacoli – quest’anno sta ponendo una serie di enormi ostacoli: escludere il settore della Scuola, diversi settori lavorativi e diverse Province e Regioni, il tutto spesso appoggiandosi anche all’indizione di altri scioperi, del tutto diversi ma in periodi attigui. Dell’elevatissimo valore morale, civile e politico di uno sciopero dell’8marzo sembra non importargliene nulla: il governo a parole esalta le donne ed il loro ruolo politico e sociale, poi, in occasioni come queste, in cui esse agiscono concretamente per i loro diritti, mostra allora il suo vero volto. Insomma quest’anno avremmo moltissime limitazioni, noi come tutte le organizzazioni sindacali che hanno risposto all’appello.

UN: Vuoi aggiungere qualcos’altro in merito?

EM: Si: abbiamo indetto lo sciopero come struttura nazionale ma le singole strutture categoriali – Sanità, Educazione,[1] Enti locali – hanno dichiarato autonomamente lo sciopero per ribadirne l’importanza.

UN: Torniamo indietro nel tempo: sin dai suoi inizi l’Unione Sindacale Italiana ha lottato per l’emancipazione delle donne…

EM: In effetti come nell’ideologia anarchica ed anarcosindacalista, l’idea di un mondo di esseri umani liberi ed eguali, che porta alla concezione di un egualitarismo radicale, si è sempre riflessa nelle lotte per l’uguaglianza di genere, a partire dalle prime lotte sindacali per l’egualitarismo salariale che, purtroppo, affrontavano una questione ancora oggi per nulla risolta. Ragionando su questo tema, ad esempio, ancora oggi le donne sono le prime a perdere il lavoro, ad avere le condizioni peggiori, vengono dequalificate, pagate meno e, soprattutto dopo l’abolizione dell’art. 18, ancora di più sottoposte sul luogo di lavoro a ricatti d’ogni genere e sessuali in primo luogo, che anche prima c’erano ma si sono certo accentuati con l’abolizione dell’art. 18, la cui reintroduzione ed anzi la sua estensione rispetto a prima è uno dei nostri punti programmatici. Da sempre portiamo avanti la bandiera dell’egualitarismo e l’egualitarismo di genere è stato per noi un punto di rivendicazione da sempre.

UN: All’8 marzo, allora…

EM: Certo: come dicevamo prima saremo in piazza insieme al movimento delle donne ed ai compagni libertari in genere un po’ ovunque siamo presenti, a Trieste come a Reggio Emilia, a Firenze come a Milano, a Bologna come a Modena, a Parma ecc. Non solo: noi siamo legati a livello internazionale ad altre centrali anarcosindacaliste nella C.I.T. e tutte sono interessate a questa giornata, dalla Spagna (CNT) agli Stati Uniti IWW, dalla Germania (FAU) al Sud America (FORA), ecc. – quindi in tutto il mondo il movimento delle donne vedrà l’anarcosindacalismo al suo fianco.

UN: Ok, ci vediamo in piazza…

EM: In piazza, allora. Alla prossima.

Intervista Redazionale

NOTE

[1] Nell’Unione Sindacale Italiana il settore Educazione non comprende solo la scuola ma chiunque lavori in un qualunque modo ai processi educativi, ad esempio anche le cooperative sociali.

Articoli correlati