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Il governo carica, quelli della fabbrica autogestita Vio. Me. resistono e si accampano

Il governo carica, quelli della fabbrica autogestita Vio. Me. resistono e si accampano

Occupy-Resist-Produce-frontIl 12 febbraio del 2013 i lavoratori della azienda di materiali edili Vio.Me di Salonicco,
senza stipendio da maggio del 2011, hanno rimesso in
moto la loro fabbrica avviando la produzione autogestita di detersivi
naturali. Con questo slogan: «Voi non potete, ma noi possiamo».
Dopo una lunga lotta sostenuta da migliaia di persone gli operai hanno
deciso di autogestire la fabbrica, scegliendo loro come e cosa produrre.
Quando Vio.Me ha deciso di chiudere l’attività non era affatto sull’orlo
della bancarotta, gli operai si sono battuti per i salari arretrati e i
posti di lavoro. Poi, a luglio del 2011, il sindacato di fabbrica – nato
nel 2006 e indipendente dalla Gsee, la Confederazione generale dei
lavoratori greci, e dal Pame, il fronte sindacale di ispirazione comunista
– si è trasformato in assemblea e ha votato quasi all’unanimità (97%)
l’occupazione dello stabilimento confiscando le macchine e i prodotti.
A quel punto i lavoratori hanno cominciato a immaginare soluzioni
alternative. Riciclando i materiali di scarto sono riusciti a raccogliere
un po’ di soldi per autofinanziarsi. Hanno creato una cassa di sciopero e
hanno anche ricevuto una tantissimi aiuti alimentari.
Quella grande prova di solidarietà contribuì a dare forza di resistere,
quando fu chiaro che l’autogestione non sarebbe stata sostenuta né dal
governo né dalle amministrazioni locali. Nonostante tutto all’inizio era
molto dura perché i 38 lavoratori che avevano dato avvio alla scommessa
dell’autogestione non credevano di farcela da soli in una situazione di
illegalità.
Il supporto del Comitato locale di solidarietà, composto per lo più da
attivisti della sinistra radicale o anarchici, ha dato la spinta ad andare
avanti.
In quel periodo i lavoratori decidono di abbandonare la produzione
precedente – materiali per l’edilizia – per ragioni economiche ed
ecologiche.
I loro detersivi – saponi, ammorbidenti, detergenti per i vetri – costano
poco, sono pensati per le famiglie greche al tempo della crisi, e non
contengono additivi chimici ma solo componenti naturali. Trasformare
un’impresa chimica e inquinante in una fabbrica attenta all’ambiente per
quelli della Vio.Me. è stato anche un modo per ripagare un debito alla
società.
Il lavoro e la cooperativa sono gestiti collettivamente. Fanno assemblee
tutti i giorni e ogni mattina decidono chi fa cosa assegnandosi ciascuno
una postazione diversa, a rotazione. Nessuno dà gli ordini e tutti
trattano gli altri allo stesso modo, sia a livello di stipendi – purtroppo
ancora molto bassi – sia a livello di decisioni.
Hanno stabilito che ogni lavoratore è membro della cooperativa e che ogni
membro della cooperativa deve essere un lavoratore, cioè le quote dei
membri non possono essere cedute né rivendute. È un modo per garantire la
democrazia diretta.
I lavoratori Vio.Me. distribuiscono i loro detersivi  nei circuiti di
un’economia solidale. La distribuzione è possibile grazie a una rete
militante che si è creata subito intorno alla fabbrica autogestita.
Venerdì primo luglio una carovana di lavoratori e solidali è partita da
Salonicco alla volta di Atene. Meta il ministero dell’Interno, per
ottenere che la fabbrica non venga messa in vendita, oltre
all’allacciamento legale di luce ed acqua.
Dopo un primo inconcludente incontro con il ministro del lavoro,
lavoratori e solidali hanno deciso di accamparsi di fronte al ministero,
sfidando le minacce della polizia, che ha risposto caricando, pestando e
gasando. Diversi compagni sono finiti in ospedale, un attivista e un
giornalista sono stati fermati dalla polizia, ma rilasciati dopo le
pressioni dei compagni.
Poi l’accampamento è stato allestito ed i lavoratori sono decisi a resistere.
Fallita la strategia del bastone, il viceministro è scesa in strada,
dichiuarando che noin ci sarebbero stati altri interventi muscolari.
Sul piano delle risposte concrete, il governo guidato da Syriza tradisce
anche in questa occasione le promesse elettorali, nascondendo la testa
sotto la sabbia, nel chiaro auspicio che i lavoratori si stanchino e
mollino l’occupazione della piazza.
L’info di radio Blackout ne ha parlato con Iannis, un compagno di
Salonicco che ha partecipato alle giornate di lotta.
Ascolta qui la diretta:
www.anarresinfo.noblogs.org


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