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La bicicletta si è inceppata?

La bicicletta si è inceppata?

political-anarchism‭“ ‬Sulla mobilitazione dell‭’‬8‭ ‬ottobre. E‭’ ‬solo l’inizio.
Nella giornata di Sabato‭ ‬8‭ ‬Ottobre ha avuto inizio lo stato di agitazione dei lavoratori di Foodora Torino.‭ ‬Per noi è stata una giornata molto intensa e molto bella,‭ ‬all’insegna dell’entusiasmo e di una sana voglia di rivalsa.
Nonostante le condizioni di lavoro estremamente individualizzanti,‭ ‬la partecipazione che abbiamo raccolto è stata diffusa e variegata,‭ ‬così come è stata grandissima la solidarietà di società civile,‭ ‬stampa,‭ ‬clienti e ristoratori,‭ ‬la cui quasi totalità ignorava quali fossero le nostre condizioni lavorative.‭ ‬Emozionante è stato l’applauso raccolto dai lavoratori di M‭**‬Bun dopo il nostro intervento nel ristorante.
Non era stato chiamato uno sciopero quindi il servizio è rimasto comunque operativo e non era nostra intenzione bloccarlo del tutto.‭ ‬Certo è che la direzione non ha avuto vita facile vista la quantità di ristoratori che hanno deciso di non accettare ordinazioni da Foodora,‭ ‬i clienti che hanno deciso di non utilizzare il servizio e i rider che hanno deciso di non lavorare per aderire alla mobilitazione.
Nella notte la direzione ha diramato una mail a tutti i rider ringraziando quelli che ieri hanno‭ “‬lavorato a Torino con professionalità e senso del dovere‭” ‬e che hanno‭ “‬portato con professionalità e con serietà i valori di Foodora in giro per Torino‭”‬.‭ ‬Ci sentiamo di dire a tal proposito che chi tra di noi ha deciso di lavorare ieri sera lo ha fatto con ogni probabilità per la necessità anche di quei pochi spiccioli dello stipendio,‭ ‬non per questioni di lealtà o di condivisione di valori‭ (‬ma quali poi‭?)‬.
Inoltre ci teniamo a sottolineare che i responsabili della flotta hanno telefonato a tutti i rider che avevano il turno in programma per assicurarsi che lo svolgessero,‭ ‬intimorendoli con una narrazione tossica secondo la quale avrebbero trovato colleghi‭ “‬brutti e cattivi‭” ‬che avrebbero cercato di impedirgli di lavorare.‭ ‬Rispediamo al mittente queste accuse,‭ ‬abbiamo sempre agito con chiarezza cercando il dialogo e parlando con le persone.‭ ‬Le pratiche intimidatorie appartengono a Foodora che da settimane mette in campo vili strategie per ostacolare chi osa alzare la voce impedendogli di lavorare,‭ ‬al fine di far tacere tutti gli altri.
La grande risonanza a livello cittadino‭ (‬e non solo‭!) ‬avuta dalla nostra mobilitazione ha portato due responsabili di Torino a tentare di aprire un canale di dialogo.‭ ‬La proposta che ci è stata rivolta era di intraprendere l’ennesima trattativa informale,‭ ‬senza sindacati e senza l’AD di Foodora Gianluca Cocco,‭ ‬proponendosi di fatto come‭ “‬intermediari amichevoli‭”‬,‭ ‬l’unico modo,‭ ‬a detta loro,‭ ‬di poter interloquire con Cocco.‭ ‬Chi lavora da tanto ha già sperimentato questa irritante strategia,‭ ‬un mix di temporeggiamenti e rimpalli di responsabilità in una cornice di ipocrisia e finta amicizia.‭ ‬Ma anche chi lavora da poco ha avuto occasione di comprendere immediatamente quanto la scarsa professionalità dei quadri aziendali ben s’accompagni con la loro insufficienza dal punto di vista delle relazioni umane.
Non potevamo che rifiutare una proposta del genere,‭ ‬visti i trascorsi degli ultimi mesi.‭ ‬Abbiamo comunque concesso loro di provare ad ottenere un incontro che veda seduti,‭ ‬attorno ad un tavolo ufficiale,‭ ‬noi e gli AD di Foodora.‭ ‬Un incontro che finalmente si concentri sulle nostre precise richieste riguardo a forme contrattuali e stipendi,‭ ‬il quale dovrà avvenire entro un paio di giorni.
Va da sé che lo stato di agitazione verrà mantenuto finché non otterremo ciò che vogliamo e lo declineremo di volta in volta nelle forme e nell’intensità più consone.‭
Non escludiamo inoltre appuntamenti pubblici durante la settimana,‭ ‬per consentire a tutte le persone che ci hanno già mostrato la loro vicinanza di portarci la loro solidarietà attiva.
Sappiamo di essere solo all’inizio.‭ ‬Energie,‭ ‬fantasia,‭ ‬complici e solidali non ci mancano,‭ ‬né ci spaventa la prospettiva di una lotta lunga.‭ ‬Per adesso siamo estremamente soddisfatti di aver iniziato a smascherare le dinamiche di sfruttamento che si celano non solo dietro Foodora ma dietro tutto il mondo della cosiddetta sharing economy,‭ ‬delle aziende smart,‭ ‬delle start-up.‭
Siamo solo all’inizio e non abbiamo intenzione di fermarci.‭”
Questo il comunicato dei lavoratori torinesi di Foodora‭ (‬la multinazionale tedesca specializzata nella consegna di pasti a domicilio‭) ‬che lo scorso‭ ‬8‭ ‬Ottobre hanno dichiarato lo stato di agitazione e bloccato le consegne dopo che la società,‭ ‬senza alcun preavviso,‭ ‬aveva ridotto il pagamento delle prestazioni da circa‭ ‬5‭ ‬euro orari‭ (‬ovviamente lordi‭) ‬a‭ ‬2,70‭ ‬euro‭ (‬sempre lordi‭) ‬per singola consegna.
In breve,‭ ‬introducendo un cottimo che appare peggiorativo perfino rispetto ai tempi dei padroni delle ferriere,‭ ‬oggi si scarica sui lavoratori anche il rischio di non poter eseguire l’ordine in tempi convenienti,‭ ‬perché non viene presa in considerazione la distanza tra il ristorante dove si ritira l’alimento e il luogo della consegna,‭ ‬sia che si tratti di‭ ‬1‭ ‬km,‭ ‬5‭ ‬km oppure‭ ‬10‭ ‬km‭ ‬.
Proprio per la sua intrinseca peculiarità,‭ ‬la vicenda ha ottenuto una notevole risonanza su quella stampa che ai‭ “‬nuovi lavori‭” ‬dedica abitualmente ampio spazio nelle sue apposite rubriche.
In un paese come il nostro,‭ ‬il Lavoro da decenni assiste senza fiatare e senza la minima reazione alla propria devastazione mentre,‭ ‬in contemporanea,‭ ‬i media decantano in coro le meraviglie delle nuove forme di prestazione d’opera.‭ ‬Sharing Economy,‭ ‬Platform Economy,‭ ‬Crowd Working,‭ ‬Smart Working,‭ ‬Gig Economy‭ (‬l’economia del‭ “‬Lavoretti‭”) ‬sono i nuovi termini che appaiono sulle pagine dei quotidiani anche se non sono molti coloro che ne comprendono pienamente il significato.
L’importante è citarli costantemente,‭ ‬prospettandoli come il fattore risolutivo per uscire dalla grande Crisi e in modo da convincerci che tutte le categorie di una volta‭ (‬Classe,‭ ‬Lavoro,‭ ‬Diritti ecc.‭) ‬sono ormai orpelli di un passato che non tornerà mai più perché spazzato via da un nuovo modo di produrre,‭ ‬quello basato sulla‭ “‬piena e armoniosa collaborazione‭” ‬tra Capitale e Lavoro.‭
Ed ecco che,‭ ‬sparigliando improvvisamente le carte,‭ ‬proprio una realtà lavorativa basata sui canoni attuali,‭ ‬al tempo stesso innovatrice e dotata di una struttura‭ “‬leggera‭” ‬perché utilizza a piene mani i mezzi di comunicazione forniti da Internet,‭ ‬ci dimostra platealmente come quelle categorie che sembravano scomparse dalla scena sono invece oggi prepotentemente tornate alla ribalta dimostrandosi quanto mai attuali,‭ ‬e rivelando inoltre che‭ – ‬al di là delle sparate propagandistiche‭ ‬-‭ ‬la feconda collaborazione tra lavoro e capitale è una pura e semplice bufala.‭
E la dimostrazione di quanto sopra ce lo fornisce proprio l’azienda stessa.‭
“Foodora non è un lavoro per sbarcare il lunario,‭ ‬ma un’opportunità per chi ama andare in bici,‭ ‬guadagnando anche un piccolo stipendio‭”‬afferma l’azienda,‭ ‬che‭ – ‬nel frattempo‭ ‬-‭ ‬sul pedalare di migliaia di‭ “‬Riders‭” ‬pagati una miseria ha fatto la propria fortuna in‭ ‬10‭ ‬paesi,‭ ‬raggiungendo nel giro di due soli anni un valore di svariati miliardi di euro,‭ ‬passando di mano e acquisendo analoghi servizi in giro per il mondo.
Il lavoro presso Foodora,‭ ‬come in tutti quei servizi analoghi che sono spuntati come funghi negli ultimi anni,‭ ‬prevede solamente contratti di lavoro autonomo‭ “‬a chiamata‭”‬:‭ ‬la azienda si limita infatti a fornire al fattorino un caschetto,‭ ‬la divisa e il contenitore per le vivande mentre gli strumenti di lavoro‭ (‬bicicletta,‭ ‬smartphone e annesso canone telefonico‭) ‬sono totalmente a carico del lavoratore che per essere chiamato al lavoro e per ricevere le ordinazioni viene inserito in un gruppo di WhatsApp.
Ed è qui che casca l’asino,‭ ‬dato che in tutto questo pedalare di lavoro autonomo c’è poi ben poco,‭ ‬se si considera che il rapporto tra Foodora e l’addetto appare esattamente‭ (‬e quello di cui parliamo è solo uno dei tanti casi italiani‭) ‬come quello di un banalissimo lavoratore dipendente al quale si impone l’uso di una divisa,‭ ‬si impartiscono gli ordini delle consegne‭ (‬però via smartphone‭!)‬,‭ ‬si controlla e si valuta la qualità e la quantità del lavoro svolto e quindi il compenso.
La vera differenza tra un lavoratore standard e un addetto alle forme‭ “‬Smart‭” ‬di lavoro consiste nel fatto che quest’ultimo non ha diritto a contributi pensionistici,‭ ‬straordinari,‭ ‬ferie,‭ ‬malattia,‭ ‬maternità,‭ ‬diritti di associazione sindacale ecc.ecc.‭
In breve,‭ ‬nulla di nulla,‭ ‬come a bei tempi andati quando dettavano legge i già richiamati padroni delle ferriere,‭ ‬ma questo a quanto pare i redattori della rubrica Lavoro sui media nazionali non lo avevano detto‭ !
Infine,‭ ‬a totale discrezione dell’azienda si può anche cacciarlo su due piedi senza neppure disturbarsi a scrivere la lettera di licenziamento.‭ ‬E‭’ ‬sufficiente cancellarlo di punto in bianco dal gruppo su WhatsApp ed il gioco è fatto.
Vedi il caso delle due‭ “‬promoter‭” ‬torinesi licenziate perché avevano osato solidarizzare con i colleghi ciclisti,‭ ‬dando dimostrazione di non essere abbastanza‭ “‬fedeli‭” ‬all’azienda la quale pur essendo‭ “‬smart‭” ‬non disdegna di mostrare la sua vera faccia.‭ ‬Quella di sempre.
Per la cronaca,‭ ‬un caso assolutamente identico è accaduto nello scorso Agosto a Londra,‭ ‬dove i Riders della società Deliveroo avevano indetto uno sciopero di sei giorni dopo che l’azienda aveva unilateralmente cambiato il sistema di pagamento,‭ ‬da‭ ‬7,00‭ ‬pounds all’ora più‭ ‬1‭ ‬pound per ogni consegna effettuata,‭ ‬in‭ ‬3,75‭ ‬per ogni consegna‭; ‬e questo,‭ ‬come affermato da William Shu,‭ ‬amministratore della Deliveroo,‭ “‬per venire incontro alle esigenze di flessibilità dei dipendenti‭ (‬pardon,‭ ‬dei lavoratori autonomi‭)‬.
Se a Londra è intervenuto addirittura‭ ‬The Department for Business,‭ ‬Energy and Industrial Strategy,‭ ‬ribadendo che il salario minimo in Inghilterra è di‭ ‬7,20‭ ‬pounds all’ora,‭ ‬e una raccolta fondi a favore dei lavoratori in sciopero ha raggiunto in breve tempo‭ ‬8.000‭ ‬pounds,‭ ‬anche a Torino é apparso qualche segnale di solidarietà con i Riders,‭ ‬cosa questa che deve aver preoccupato non poco i vertici Foodora.
Da Torino la mobilitazione si è poi allargata a Milano mentre il Ministro Poletti ha inviato ispettori a compiere le verifiche di rito che,‭ ‬possiamo sin d’ora prevedere,‭ ‬non caveranno un ragno dal buco.
Cosa‭ ‬altro‭ ‬attenderci dal Paese dei Vouchers‭ ?
J.R.


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