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Al San Raffaele si lotta

Al San Raffaele si lotta

usi-sanitc3a0Qual è la situazione attuale dei lavoratori del San Raffaele dopo la bufera che li aveva colpiti pesantemente?

Sono passati circa 3 anni da quando la struttura ospedaliera del San Raffaele, dopo la morte di Don Verzè, a causa della sua gestione a dir poco dissennata (molti i responsabili messi sotto inchiesta) la Procura di Milano aveva chiesto il fallimento della Fondazione.

Dope varie vicissitudini fu acquistata, a presso di favore, dal gruppo Rotelli, presentatosi come il salvatore della situazione, il quale possedeva già circa 18 cliniche ospedaliere sparse in Lombardia.

Il nuovo “padrone” si è presentato subito con il pugno di ferro cancellando in un sol colpo tutti gli accordi migliorativi frutto delle conquiste negli anni precedenti, attaccando duramente le rappresentanze sindacali di USI e dell’allora USB (oggi SGB) che avevano la maggioranza delle RSU nell’azienda. Soprattutto si procedeva al licenziamento, prima annunciato, poi messo in atto di 244 dipendenti, alla riduzione di parte del salario e si pretendeva il passaggio dal contratto delle sanità pubblica ad un contratto del privato. Ci fu uno scontro grandissimo e a tutti i livelli, al quale parteciparono la maggior parte delle maestranze, con scioperi quotidiani, manifestazioni dentro e fuori dell’ospedale, alcune importanti manifestazioni cittadine molto partecipate, con blocchi delle strade, un presidio permanente all’interno dell’entrata dell’ospedale, fino a bloccare i servizi amministrativi con l’occupazione degli stessi. Vennero raccolte migliaia di adesioni di solidarietà da parte della popolazione utente dell’ospedale. Alla fine, allo stremo delle forze, venne accettato dalle assemblee dei lavoratori e dai sindacati presenti un accordo capestro che penalizzava parte del salario integrativo per due anni, ma si salvaguardava il posto di lavoro dei 244 dipendenti. A distanza di un po’ di tempo abbiamo chiesto ad un delegato dell’USI qual è l’attuale situazione al San Raffaele. Quella che segue è la risposta.

Enrico Moroni

Ospedale San Raffaele, una solida base per ripartire.

Ai primi di ottobre si è svolto tra i lavoratori un referendum per approvare il nuovo contratto interno. Come è noto dopo la dura vertenza del 2013 l’amministrazione aveva fatto carta straccia di tutta la contrattazione integrativa interna ed aveva espresso la volontà di passare tutti i lavoratori sotto il contratto della sanità privata AIOP peggiore per aspetti normativi ed economici di quello pubblico che era stato di riferimento negli anni precedenti. L’evidente l’opposizione dei lavoratori aveva portato ad una situazione in cui l’azienda non riconosceva alcun contratto e fatte salve parti salariali intoccabili, si limitava per parti normative ad applicare i riferimenti minimi legislativi. Ai nuovi assunti dal 2014 veniva applicato il contratto AIOP.

Dopo un anno di trattativa, più volte interrotta, alla fine di luglio si è giunti a stipulare una ipotesi di accordo che, facendo riferimento al contratto pubblico, lo articolava per le parti compatibili nel contesto privato. In particolare i tabellari, i livelli e le fasce rimanevano quelle del pubblico con adeguamento automatico in caso di aumenti. Anche il diritto allo studio, la maternità e permessi retribuiti venivano riconosciuti secondo il contratto pubblico di gran lunga migliorativo.

Questo accordo veniva sottoscritto da tutte le sigle sindacali tranne la CGIL che lamentava il proliferare di accordi ( come se nella sanità privata la CGIL non ne avesse firmati a bizzeffe e per di più uno peggio dell’altro) ed il fatto che negli automatismi non fossero compresi alcuni indennizzi. Inoltre creava confusione dicendo che l’accordo non portava soldi, omettendo di dire che trattandosi di un’intesa sull’applicazione di un contratto nazionale non aveva questo compito ed infine paventava l’ipotesi di una operazione alla Marchionne dimenticando che alla fiat uscivano da un contratto nazionale firmandone uno peggiorativo, mentre noi al contrario ci allineavamo al contratto migliore rifiutando di cadere nel (naturale) peggiorativo contratto AIOP peraltro da loro sottoscritto ed applicato in molte realtà private anche del gruppo. L’unica critica da noi condivisibile era che questo accordo riguardasse solo i lavoratori assunti fino al 2013 ed escludesse i nuovi assunti con contratto AIOP creando così lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. L’abbiamo messo come nota a verbale nell’accordo, insieme all’impegno di traghettare in seguito tutti.

Il referendum è stato partecipato con 1853 votanti ( 66% degli aventi diritto al voto) che si sono espressi al 97,2% per l’approvazione.

Infine, coerentemente a come ci eravamo espressi, il 22 novembre abbiamo raggiunto un’ipotesi di accordo che riconosce anche ai nuovi assunti il passaggio al nuovo contratto ricostituendo l’unità dei lavoratori.

E’ un buon punto per far ripartire la vertenzialità su tutta una serie di temi salariali e normativi che andranno affrontati per ricostituire la contrattazione interna.

Questo sarà compito dei lavoratori e della nuova RSU che sarà eletta a metà dicembre. E’ da sottolineare che le regole per la costituzione della nuova RSU grazie all’azione del sindacalismo di base presente ( USI ed SGB ) non sono quelle previste dall’accordo confindustria -confederali del 10 gennaio, ma quelle di questo accordo che ricalcano le vecchie regole del pubblico.

Viene da pensare che questa deroga all’accordo del 10 gennaio non sia estraneo all’opposizione espressa dalla CGIL. Un’ultima considerazione da fare è che quando il sindacalismo di base è radicato e non cede a facili opportunismi di autoconservazione è in grado di portare risultati.

Un delegato RSU di USI-AIT Sanità del San Raffaele


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