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“Vite indegne di essere vissute”

“Vite indegne di essere vissute”

6 milioni di ebrei, 500 000 rom e sinti…omosessuali, internati politici, testimoni di Geova, “asociali”. Portatori di handicap rinchiusi e uccisi.

Gli “asociali”, i triangoli neri, furono, assieme agli oppositori politici, le prime vittime del sistema concentrazionario nazista, anche se questo potè contare su una serie di precedenti misure di polizia e decreti legislativi in vigore ben prima dell’avvento del regime nazista.

Già nel 1920 Alfred Hoche e Karl Binding, rispettivamente psichiatra e giurista, avevano pubblicato un piccolo libro, “il permesso di annientare vite indegne di essere vissute”, destinato a fornire il fondamento medico e giuridico per la soppressione dei soggetti “deboli”.

Già la Repubblica di Weimar aveva un impianto giuridico volto a “fronteggiare zingari, vagabondi e oziosi” che predeva campi di lavoro a favore dello Stato per tutti i soggetti disoccupati o senza fissa dimora che avevano come motto “Arbeit macht frei”, ripresa dal nazismo nei campi di concentramento e sterminio.

Per quanto riguarda rom e sinti, tra il 1937 e il 1938 la “scienza” razziale nazista stabilì una loro estraneità al ceppo ariano, facendoli transitare dalla categoria degli “asociali” a quella specifica di “Zigeuner”, e di lì allo sterminio.

Nella categoria degli asociali rimasero disoccupati, senza fissa dimora, alcolisti, prostitute, lesbiche ed anarchici.

L’inclusione delle lesbiche nella categoria di asociali si spiega con il solo riconoscimento dell’omosessulità maschile come problema serio e degradante per la razza tedesca.

Infatti solo questa fattispecie di omosessualità era inclusa nel Paragrafo 175, l’articolo del codice penale prussiano del 1871 che considerava reato i rapporti sessuali fra uomini, abrogato definitivamente nel 1994.

Andato incontro a sostanziali modifiche attenuanti fino al 1933, esso fu ripristinato dal regime nazista nella sua versione originaria, prevedendo altresì l’internamento nei lager dei “triangoli rosa” per “preservare la salute del popolo e dello Stato”.

Gli omosessuali morti nei campi di concentramento sono intorno ai 15 000, anche se la maggior parte uccisi perchè anche ebrei oltre che omosessuali. Molti dei sopravvisuti torneranno in carcere per la non modifica del Paragrafo 175 fino agli anni Sessanta.

Categoria non ricordata, i migranti irregolari internati col triangolo blu, denenuti in condizioni simili e con motivazioni non dissimili da quelle usate per motivare i nostri Centri di Identificazione ed Espulsione per migranti.

L’ideologia nazista fece presa su pulsioni non dissimili da quelle su cui fa leva la nuova Lega Nord alleata di CasaPound. La situazione di crisi della Germania degli anni ’30 potrebbe non sembrare diversa, e su Hitler fecero affidamento le classi padronali (soprattutto dell’industria pesante) per reprimere ogni tentativo d’emancipazione del proletariato tedesco.

Il fenomeno mediatico di Salvini, che tuona contro la casta passando la sua vita nei salotti televisivi, è emblematico delle strategie di diversione messe in atto dalle classi dominati per scaricare la rabbia delle classi medie proletarizzate e degli abitanti delle periferie verso la parte più bassa della gerarchia sociale, da eliminare per depurare “il popolo e lo Stato”. Il mito dell’efficienza e del repulisti contro la casta sono stati comuni tanto al grillismo e al leghismo che alle parole d’ordine delle squadre fasciste e del primo nazismo delle SA, così come la retorica sovranista che va tanto di moda adesso che contrappone una classe media operosa ad un capitale fondato sulla rendita, il capitalismo nazionale al capitalismo finanziario transnazionale. E lo spauracchio dell’ideologia gender sbandierato dalle clerico-fasciste “Sentinelle in piedi” aumenta le preoccupanti affinità.

Se volessimo fare della psicologia spicciola, è il meccanismo di stimolare una nostalgia per un piccolo mondo antico operoso, etnicamente e moralmente puro, mantenendo l’ignoranza sul funzionamento dei fenomeno sociali complessi e l’ncapacità nell’affrontarli.

Elimo Ribelle.

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