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I vincitori che non hanno vinto e i vinti che hanno perso

I vincitori che non hanno vinto e i vinti che hanno perso

Questo ci dicono senza ombra di dubbio gli esiti della recente tornata elettorale evidenziando la fine dei partiti tradizionali da una parte e dall’altra l’emergere di movimenti interclassisti, M5S o apertamente razzisti come la Lega. Si è affermato pure un forte astensionismo, anche se nessuno ne parla, a dimostrazione del vistoso scollamento tra ceti popolari e il sistema dei partiti.
Sicuramente la “sinistra perbene” è stata consegnata ad un’irrilevanza politica mai vista dal dopoguerra a oggi. Il PD ha pagato in contante la sua strategia ostinata contro i lavoratori, gli studenti e i precari a vantaggio esclusivo di imprese e lobby. Così come ha pagato il sostegno ricevuto dai settori finto-dissidenti di Forza Italia che hanno salvato a ripetizione prima il governo Renzi e successivamente il governo Gentiloni.
In un paese lacerato da profonde divisioni sociali generate dalle vistose disuguaglianze economiche sono stati premiati, in modo artificiale a nostro avviso, dei movimenti politici che saranno messi a dura prova in tempi brevissimi.
Un’attenta lettura del quadro politico conferma che nessuna di queste forze sarà in grado di costituire un nuovo governo nonostante i molteplici appelli del presidente della Repubblica al “senso dello stato” e al “rispetto delle istituzioni”.
Con le percentuali dei Cinque Stelle e del centro destra non si possono allestire maggioranze parlamentari a meno di assistere a qualche colpo di scena del Partito Democratico, partito notoriamente dedito a baratti governativi e intrallazzi politici.
Così come diventa difficile ipotizzare un’alleanza trasversale tra i pentastellati e la Lega che produrrebbe lacerazioni e sarebbe incomprensibile per i loro elettorati di riferimento. Ci protrà essere, tuttalpiù, come sta emergendo dagli incontri per eleggere i presidenti delle camere un’intesa spartitoria alla vecchia maniera – quella democristiana – tra i due schieramenti maggiormente rappresentativi.
In questa situazione di ingovernabilità permanente del paese la via d’uscita potrebbe essere un accordo istituzionale sotto la regia del Capo dello Stato per riscrivere la riforma elettorale. Ma pure questo passaggio, alquanto complicato per i suoi tempi di realizzazione manderebbe in fibrillazione tutti gli schieramenti politici creando nuove disillusioni destinate ad alimentare ulteriormente l’astensionismo.
Un grosso ruolo, quindi, lo giocherà, forte di una relativa credibilità, il Presidente della Repubblica cercando di salvare capra e cavoli tentando di costruire un “governo di scopo” per uscire dalla crisi istituzionale.
Ci potrebbe essere la possibilità nei prossimi mesi di tornare a nuove elezioni politiche in mancanza di una soluzione governativa, ma assisteremmo a un pericoloso gioco d’azzardo, dove tra le altre cose, con certezza, si inserirebbero le fortissime resistenze della casta privilegiata dei nuovi parlamentari, corrispondenti alla metà dei nuovi eletti. Infatti quest’opzione trasformerebbe sicuramente le forze parlamentari sparigliando l’intero quadro politico. Non è un caso che l’M5S in questi giorni abbia dato rassicurazioni sull’economia, sulla finanza, sull’Europa e sull’Alleanza Atlantica e stia cercando sottobanco convergenze con Liberi e Uguali e con alcuni settori del PD.
Comunque vadano le cose ci troveremo in una fase politica di grande novità per la mutazione genetica della politica stessa che segnerà un cambio di passo nella storia italiana, sia nella rappresentanza parlamentare che nei risvolti istituzionali.
Si aprirà una stagione interessante dove le nostre proposte tendenti a costruire una cultura – contro e senza il potere – applicata con il nostro stile libero, potrà trovare un forte riscontro partendo proprio dall’astensionismo militante. Questo se sapremo indirizzare il nostro impegno in una prospettiva di confronto con i centri sociali, il sindacalismo di base, con le esperienze autogestite, riprendendo un intervento nelle scuole, nelle fabbriche ,nei territori e sopratutto stando dentro le lotte sociali.
Provare a costruire momenti di aggregazione collettiva, esperienze culturali, mutualismo di classe, attività circolistiche all’interno di percorsi autonomi dove vi sia una partecipazione solidale, in prima persona e alla pari.
Con i nostri valori di fondo, la nostra coerenza etica, il nostro impegno generoso e mai interessato possiamo fare questo e molto di più.
Fai Reggiana


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